Dalle manifestazioni in piazza delle suffragette ne è passato di tempo e molti passi sono stati fatti per ridurre il divario tra uomo e donna. Siamo nel 2012 e molte cose somigliano al 1948. Le donne manifestavano e ancora lo fanno, portavano i bambini a lavoro con loro e tutt’ora è così. Proprio su questo punto fondamentale si dibatte in politica: manca un Welfare che concili lavoro e famiglia. I datori di lavoro preferiscono le donne single a quelle sposate, valorizzano poco il loro lavoro e spesso le licenziano se in gravidanza.
A livello contributivo, per l’Inps, le donne sono meno costose, ma nonostante questo la disoccupazione sotto i 30 anni è molto forte. La colpa della mancanza di lavoro, non è dovuta solamente alla crisi che stiamo attraversando ma contribuiscono diversi fattori:
- Difficile conciliazione lavoro-famiglia;
- Nascita del primogenito con abbandono del posto di lavoro;
- Scoraggiamento per la continua ricerca del posto fisso, ormai inesistente.
Analizzando passo passo le varie cause, ci accorgiamo che la donna pur di lavorare accetta contratti a progetto o di collaborazione che non tutelano la gravidanza. Questi contratti sono la prima causa di abbandono del posto di lavoro per il periodo di gestazione e la successiva assistenza del figlio.
Altre volte non si tratta della scadenza dei contratti ma di una scelta ragionata da parte della donna stessa. S’inizia a riflettere su pro e contro, su spese ed entrate e ci si rende conto che lavorare per pagare una baby sitter o un nido non ha senso, meglio dedicarsi personalmente.
Il tasso di disoccupazione è infine causato dalla mancata ricerca di annunci lavorativi, spesso fasulli e inconcludenti.
Una soluzione per riformare il sistema sarebbe quella di ridistribuire il lavoro tra uomo e donna a pari merito e diritti, sviluppare una rete di servizi funzionante contribuendo a rendere la conciliazione lavoro-famiglia più serena.