Sono il teatro Eliseo di Roma e gli spazi museali del Maxxi ad ospitare l’omaggio, o meglio, la consacrazione definitiva a Jan Fabre, l’artista di origine belga che con una mostra e la riedizione di due suoi spettacoli, focalizza la sua (e la nostra) attenzione sui suoi 35 anni di ricerca espressiva e artistica, attraverso il corpo, suo e degli artisti che con lui lavorano.
La mostra, esposta al Maxxi, si chiama “Stigmata” e con il suo nome cruento ci preannuncia il tema fondamentale dal quale è attraversata: un gioco con gli estremi, con il sangue, con il rischio e con la morte.
Il colpo d’occhio della mostra, strutturato sui corpi e sui segni che la sua ricerca artistica lascia sui corpi, è l’inseguimento della bellezza. E ciò non può sfuggire a chi si dovesse avventurare al secondo piano del Museo progettato da Zaha Hadid: ottocento disegni, fotografie, modelli di studio e film stesi su ben novantadue tavoli di cristallo su cavalletti di legno, quasi si trattasse di tavoli settori.
In un’intervista sul suo lavoro e sulla mostra in particolare,
L’omaggio a Fabre è promosso e organizzato in occasione del festival Romaeuropa, in scena fino al 20 ottobre nella Capitale.