Le aree pedonali sono a stento percorribili a piedi; le strade intasate di traffico; i negozi sovraffollati e nonostante questo il numero di persone che acquista è sempre meno rispetto alla media, almeno così dicono i dati percentuali!
Al secondo posto, ma non per importanza, c’è la poca varietà di capi di abbigliamento che non soddisfa le richieste dei clienti; per non parlare delle rimanenze dell’anno prima che vengono riproposte come facenti parte delle nuove tendenze. Abitudine di alcuni commercianti è quella di esporre sempre le solite linee, per paura di non vendere il prodotto. Risultato? La maggior parte delle persone veste nella stessa maniera e la moda diventa quasi “indotta” dalla mancata conoscenza di altri stili.
Al terzo posto c’è il fenomeno comune del finto sconto sull’etichetta: molti commercianti aumentano il prezzo dell’oggetto in vendita per mostrare poi una percentuale di sconto che in realtà è inesistente. Il rischio in cui s’incorre spesso è quello che, l’assiduo frequentatore della boutique, fotografi il prezzo originale del capo prima dei saldi per poi mostrare al commerciante la truffa.
Al quarto posto, ci sono i venditori che tengono da parte i capi migliori per i clienti affezionati, lasciando agli altri le rimanenze e, in questo modo, non permettono un’affluenza e un target di clienti sempre diversi.
Al quinto posto c’è il problema del cambio del capo, che secondo il volere dei negozianti si accorcia a soli otto giorni. Non fatevi imbrogliare perché la legge indica un mese di tempo per il reso, per tutte le attività commerciali tranne i beni alimentari.
Infine, c’è chi rinuncia ai saldi, per via della confusione e il disordine dei punti vendita. Alcuni negozi non autorizzano neppure la prova dei capi di abbigliamento e la disponibilità del personale non è la stessa come nelle vendite a prezzo pieno, come a voler dire: il sorriso non è compreso nel prezzo! I clienti infastiditi da questa tensione vanno via e non acquistano, a meno che non siano profondamente attratti dal capo scontato.