PinkDNA

Le conclusioni sanremesi di Geppi Cucciari: non dimentichiamo Rossella Urru

Domenica, “The Day after”. Sanremo ancora nell’aria, tutti critici musicali, Celentano, farfalle, fiori e farfalloni. Ma soprattutto, in lettere maiuscole: IL PODIO DI SOLE DONNE. Una conclusione che riconcilia tutti. Un vero Happy End. I sorrisi si allargano, paterni e compiaciuti, dalle casalinghe agli intellettuali. Ultimamente ogni scusa è buona per rincalzare l’orgoglio femminile. E San Remo non poteva non contribuire a modo suo, dopo le gaffes machiste delle prime serate.

E poco importa, qualcuno fa notare, se si vocalizza di notti a vomitare, di incomunicabilità amorosa o dell’inferno di una novella Cenerentola. Non questiono sulle canzoni, assolutamente, non mi chiamo Luzzatto Fegiz, e nemmeno Al Bano. E – confesso – ho passato il pomeriggio a cantare a squarciagola “Sono solo paroleeee” pulendo il bagno. Era dai tempi di Alice e “Per Elisa” che non mi succedeva. Però questo, da qualunque parte lo si prenda, è stato fino ad un certo punto un vero festival panoramico sull’Essere Donna Oggi (ma non è la canzone di Elio e le Storie Tese). Un po’ triste, molto rassicurante e pure necessario. Come i pranzi festivi in famiglia: tutti si lamentano ma alla fine ogni anno suonano alla porta con le pastarelle, per tornarsene poi a casa ben pasciuti e soddisfatti.

Quindi passo a volo d’uccello su tutti i partecipanti per atterrare in fretta e furia vicino al finale. Sotto i riflettori Geppi Cucciari, donna nota più per i suoi furti dal frigo della Marcuzzi (spropositate quantità di quello yogurt che aiuta nei momenti di incomprensione con il proprio gonfiore) piuttosto che per il suo programma G’day, su La 7. Un leggio, il palco è suo e sue le conclusioni. Drappeggiata in un coraggioso blu in tinta con i gradini (non ci vedo bene, devo rifare gli occhiali), tranquilla come Valentino Rossi, all’improvviso si esibisce in una curva a radicchio e chiede alla telecamera: “Che fine farà Rossella Urru?” Silenzio. “Voi sicuramente non sapete chi è, perché non se ne parla tanto sui giornali“. E continua, più o meno, “Rossella è una volontaria italiana, gente che ci rende orgogliosi di essere qui. Lavora per aiutare le donne e i bambini in Algeria. Da 117 giorni è prigioniera. L’hanno rapita nel deserto insieme a due cooperanti spagnoli. Io spero che il suo futuro sia qui a casa sua, libera e presto. E intanto spero che se ne parli. E che siano anche queste le donne in Italia che fanno notizia”.

http://www.youtube.com/watch?v=5X7dnCnRX_Q&feature=player_embedded

Non aggiungo altro. Se non che forse ci siamo chiesti un po’ tutti chi fosse quella Rossella, il cui manifesto è appeso a Palazzo Marino a Milano, ma anche sulla facciata di altri palazzi di amministrazioni comunali. Non voglio sapere che effetto fa venire dimenticata, nel proprio paese, dopo un paio di notizie al telegiornale, tra il 23 ottobre scorso e la rivendicazione di dicembre.

Poi mi sono anche chiesta come mai Geppi Cucciari parlasse di Rossella Urru e senza nulla togliere, anzi probabilmente aggiungendo merito a merito, ho trovato questo appello del 17 febbraio sul blog del Popolo Viola. Geppi e i suoi autori lo hanno raccolto e lo hanno rilanciato.

Napolitano oggi (lunedì 20 febbraio) incontrerà i genitori di Rossella nel primo dei suoi due giorni di visita in Sardegna. Servisse a qualcosa. E non fossero “Solo parole”.

Qui lo spazio dedicato a Rossella sul web: www.rossellaurru.it.

Qui la pagina speciale che il TG3 ha deciso di mantenere attiva fino alla soluzione della ricerca.

 

Una Signorina Silvani più seria del solito.

Exit mobile version