L’altra sera ho visto “Il primo respiro”, un documentario bellissimo sulla nascita di un bambino del regista francese Gilles De Maistre, con la voce narrante di Isabella Ferrari. Non è una novità, è uscito nel 2007, ma lo consiglio caldamente a tutte le mamme e i papà in attesa che ancora non lo conoscono.
Si spazia dalle sabbie gialle e calde del deserto dei Tuareg all’ambiente freddo, asettico e caotico di un reparto di maternità. Dal blu di una piscina abitata da delfini che con il loro sonar rassicurano il bebè ancora nel pancione, al marrone del sacro fiume Gange. Da chi decide di partorire nel modo a cui siamo più abituati (è il caso di una splendida ballerina di Parigi) a chi opta per il parto libero: dare la luce al proprio bambino a casa, accompagnata dai canti degli amici più cari, facendo affidamento solo alla forza dell’essere donna, al potere e alle capacità che la natura ha dato al corpo femminile che partorisce. Da chi affronta il travaglio circondata dall’esperienza e dal sapere di altre donne, a chi si ritrova sola in una stanzetta d’ospedale attendendo il cesareo, a chi ancora vive il parto sotto gli occhi di figli e parenti. Diverse donne ma tutte che si preparano a partorire nella stessa giornata, il 29 marzo del 2006, data in cui si è verificata un’eclissi di sole.
È un documentario che non nasconde il dolore, né
Concludo con le parole che aprono il documentario, la dolcezza e l’emozione che provocano fa loro da commento: “Secondo una leggenda talmudica, al momento di venire al mondo, il neonato possiede tutte le conoscenze che ha acquisito nelle vite precedenti. In quel momento gli appare un angelo che gli intima di non rivelarle a nessuno. L’angelo posa il dito sul labbro del bambino e il neonato dimentica tutto per entrare nella vita. Del gesto dell’angelo resterà una sola traccia: la piccola fossa tra il labbro superiore e il naso… Ed è in quel momento che il neonato emette il suo primo grido…”