Io e Lola: i cani e il sesso (degli angeli) – Prima parte

Breve riassunto: onesta gattara per dieci anni, in quattro e quattr’otto mi trovo a convivere con una cagnolina. La vita cambia: comincia l’avventura nel mondo dei Canisti.

I cani dovrebbero essere come gli angeli, niente sesso, neanche una vaga allusione. Dovrebbero riprodursi per talea e non possedere nemmeno un ormone che fosse uno. E la ragione è presto detta. Perché da lontano – e nemmeno da vicino spesso – non c’è una volta che io riesca a capire se un cane è maschio o femmina. L’unica possibilità è ovviamente che il quadrupede sia maschio e molto ben dotato.

E non è che io voglia essere una guardona, giuro. Solo che fin dagli albori della mia introduzione ai misteri del “Canismo” questa distinzione mi è stata presentata come una nota essenziale, da capire al volo. Quasi una questione di sopravvivenza. “Attenta quando porti la bestiola a passeggio, che cani dello stesso sesso litigano!”  E i giretti serali con la mia amica Rita e il suo placidissimo Ringo non mi hanno fornito che chiassose conferme: non appena Ringo vedeva avvicinarsi un altro cane, ecco che si trasformava in un animale zannuto e abbaiante. Da tenere a bada solo tirandolo come un’ossessa.

Però a pensarci a posteriori non è che il sesso dell’interlocutore facesse poi sempre così tanta differenza. Probabilmente se i contendenti si stavano antipatici, si stavano antipatici e basta. Ma io che ne potevo sapere, ignara com’ero delle Leggi del Mondo Cane? E se alla luce di questa terribile minaccia fossi uscita con Lola e avessi incontrato un cane ferocissimo pronto a saltarci addosso e a mozzarmi un dito nel caso mi fossi messa in mezzo?

E dato che non mi era riuscito completamente chiaro se dovevo temere di più gli aggressivi maschi o le gelose femmine, le mie prime circospette uscite con Lola furono all’insegna del terrore totale di un incontro. Un altro animale in lontananza significava aggrapparsi al guinzaglio e presentarsi al passante che se ne stava quieto per i fatti suoi, sfoderando il coraggio sfrontato che solo una madre che deve difendere la sua cucciolata da un branco di coccodrilli assetati di sangue può possedere.

Più fiduciosa, visto che non accadeva nulla di nulla – a volte le bestie manco si guardavano – dopo un po’ cominciai a sforzarmi di controllare il sesso, giusto per capire. Niente da fare, la mia vista (scarsa) non mi permetteva di cogliere i dati essenziali. Certo è che l’umiliazione di chiedere urlando per strada, tenendomi a debita distanza, “Scusi? Scusi signora? E’ femmina il suo (sott. cane)?” per sentirmi rispondere “Ma non vede? Ma che è, cieca?”, no. Proprio quella non avrei potuto sopportarla nemmeno con il pensiero.

Ma come lo capisci il sesso di un cane? Escludendo i casi palesi intendo. Che appunto, se ogni cosa è bene in vista, siamo felici tutti. Ma altrimenti? Dall’ancheggiare? Dal muso? Perché certo io mi vergogno a fissare troppo a lungo altrove. Lola è inequivocabilmente una femmina ai miei occhi, e anche per la maggior parte delle persone. Proprio l’altro giorno una signora mi diceva “Sissì, si vede che è femmina!”. Ma dove risiede la sua femminilità canina? Mistero. Ma poi, è così importante saperlo?

A dire il vero giorno dopo giorno notavo che per noi due la questione non si presentava in modo problematico. Lola non attaccava mai briga con nessuno, maschio, femmina o altro che fosse. L’unico inconveniente dell’incertezza rimane tuttora il dover glissare sulle vocali finali nel fare i dovuti complimenti: “Ma com’è bellin* quest* cucciolott*!” Una vera arte. Anche perché quando ti esprimi e sbagli, solitamente vieni redarguita in modo poco gentile. Che figuraccia. In ogni modo rimane la domanda: a parte le faccende riproduttive e biologiche, esisterà un significato per il sesso dei cani. Ma dove?

Illustrazioni a cura di Silvia Bettini

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