Automatic for the People dei REM compie 21 anni

Se fosse un giovane americano raggiungerebbe oggi l’età giusta per bere, invece “Automatic for the People” è uno degli album più importanti e noti della carriera dei REM, che in occasione dei suoi 21 anni (il disco uscì nel 1992) ricordiamo con un pensiero speciale: è un album che parla di morte, forse più di tutti gli altri lavori del gruppo rock statunitense.

L’album venne lanciato dall’enigmatico, difficilmente comprensibile “Drive”, e con esso si preannunciò il lavoro più intimista dei REM, il più personale e anche, come detto, il più cupo per certi versi. L’album vide la luce a solo un anno di distanza da “Out of Time” e la sua carica particolarmente densa fa pensare che per il gruppo nato ad Athens fosse un momento privato difficile, tanto da spingere il quartetto a realizzare brani quali “Try Not to Breathe” oppure “Everybody Hurts”, tutti testi legati alla difficoltà di vivere e morire.

In particolare i due brani citati sono in qualche modo rem Automatic for the Peoplecomplementari nell’economia del disco e forse ne costituiscono il nucleo tematico più forte.

Se il primo parla di un uomo che vuole morire lasciando di sé un preciso ricordo positivo, perché ha vissuto a lungo e ora vuole lasciare il mondo, il secondo è per un giovane, che soffre e che vuole “farla finita”, ma tutti soffriamo (everybody hurts, appunto), tutti siamo feriti e a nostra volta feriamo, per cui è importante tenere duro (hold on) e andare avanti.

Anche “Man on the Moon” è un momento molto intenso del disco. Scritto in memoria dell’attore comico Andy Kaufman, il brano celebra l’arte, la trasgressione e anche la prematura dipartita dell’artista, ma allo stesso tempo comprende molti elementi biografici del gruppo stesso.

 

httpv://www.youtube.com/watch?v=ijZRCIrTgQc

 

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