La manovra Salva Italia prevede l’abolizione dell’albo dei giornalisti pubblicisti, preservando solo quello dei giornalisti professionisti, ovvero quelli che hanno sostenuto e superato l’esame di Stato.
Quello che affligge in queste ore gli 80.000 pubblicisti italiani è: cosa succederà loro? Cosa sarà di quei pubblicisti più o meno giovani che lavorano, alcuni anche da anni, senza il prestigioso titolo di giornalista professionista, senza i privilegi che il titolo concede, ma con la stessa professionalità e lo stesso impegno? In che modo si potrà dunque avere accesso alla professione, una volta entrata in vigore la nuova norma? Purtroppo gli stessi vertici dell’Ordine non riescono ancora a dare risposte convincenti, ma si possono fare congetture plausibili.
La prima soluzione possibile al problema è una ‘semplice’ sanatoria, in modo da ricollocare i pubblicisti desautorizzati.
Seconda ipotesi plausibile è l’istituzione di un esame di Stato per i pubblicisti esistenti, permettendo loro di passare a giornalisti professionisti, ma questa soluzione porterebbe comunque ad un beneficio momentaneo, senza risolvere il problema a lunga scadenza.
Infine, l’ultima delle ipotesi può essere la liberalizzazione della professione a scapito poi dell’esistenza dell’Ordine stesso, il quale in questi momenti è oggetto di curiosità poiché sembra appartenere a quel bagaglio di antichità e burocrazia che zavorrano l’Italia negli aspetti più vari della sua caratterizzazione socio-economica.
Gli animi, inutile sottolinearlo, sono molto tesi e sicuramente si verificheranno agitazioni nell’ambiente, tuttavia per adesso nulla ancora di certo si può dire. Aspettiamo il 20 gennaio quando dall’Ordine stesso arriveranno le prime certezze e le attese risposte.