Moda: tra ecosostenibilità e tecnologia

Nel 2011, Era di grande fervore tecnologico, stupisce vedere i nomi delle maison che producono “al naturale”: Gucci, Gap, Levi’s e Love Nature. Tutti con lo stesso obiettivo: ridurre l’inquinamento! Nascono così diverse creazioni come il jeans Levi’s Water<Less™ che richiede pochissima acqua per la tintura e il finissaggio del capo; il bikini ottenuto dalla lavorazione del mais e la t-shirt in cotone riciclato, colorata grazie ad un concentrato di frutta fresca.

Che cosa spinge a produrre in modo ecosostenibile? Immagine, risparmio o semplicemente moda?

Sicuramente la riduzione dei prezzi in fase di lavorazione, il miglioramento delle condizioni di lavoro e l’eliminazione della fase di smaltimento dei rifiuti. E’ proprio quest’ultimo aspetto ad ispirare l’etichetta della moda verde detta durable ovvero durevole poichè il futuro della sostenibilità si baserà su prodotti a lungo termine.

Sarà un modello di riferimento con cui imprese, politica, ma soprattutto ricercatori attivi nel campo della tecnologia dovranno fare i conti se vorranno mettere in commercio i nuovi sistemi di e-textiles e body sensors.

In Italia si chiamano “computer indossabili” e sono la novità nel campo della moda e della medicina. In particolare dalla Georgia nasce un prototipo di chip integrato nei capi d’abbigliamento per conoscere la tolleranza del tessuto. Stessa tecnologia e-fibers, con strisce sottili e circuiti integrati è stata utilizzata da Christoph Zysset e i suoi colleghi per valutare la lavorabilità, la stabilità meccanica e la capacità di stiro del tessuto.

La vera rivoluzione, però  è quella di Richard Devaul che ha messo a punto i memory glasses, occhiali ad impulsi visivi che funzionano come una sorta di reminder senza richiedere l’intervento da parte di chi li indossa al di là del primo input: cercare di ricordare! Il sistema è studiato per tutti gli utenti ma si evidenziano alcune applicazioni per disturbi psichici.

Possiamo affermare che la frontiera dei wearable computer si colloca in una prospettiva di intelligence augmentation che già nel 1962 studiava come estendere le abilità mentali dell’uomo pensando a prototipi meccanici dotati di autonomia “decisionale”. Esempio banale è l’interfaccia vocale di Google sugli smartphone.

Lo studio dei prototipi non mette confini alle loro applicazioni: s’inventa qualcosa non per rispondere a un’esigenza attuale, ma per creare novità che altri poi svilupperanno magari proprio nel settore moda.

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